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La Polizia Dichiara Guerra Alla Malavita Scaricare Film



Le indagini sulla "Mafia dell'Uditore" ebbero una svolta quando nel marzo 1875 venne chiamato a dirigere il distretto di polizia di Castel Molo (che comprendeva la Conca d'Oro, la Piana dei Colli e anche i limoneti di Passo di Rigano e dell'Uditore) l'ispettore Ermanno Sangiorgi, che cominciò a far la guerra alla politica di cogestione della criminalità con i mafiosi portata avanti dallo stesso distretto di polizia. Il suo primo atto fu quello di revocare il porto d'armi ai capimafia e di diramare ammonizioni nei loro confronti: questa prima e inedita guerra aperta alla mafia ottenne brillanti successi, nonostante l'opposizione e le proteste di Senatori, Deputati, Magistrati Superiori e "altre notabilità", come le definì lui, che cercarono di difendere il "buon nome" dei capimafia.




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Otto mesi dopo il suo insediamento a Palermo, nel novembre 1875, Sangiorgi ricevette nel suo ufficio Calogero Gambino, apparentemente un vecchio sciancato in realtà mafioso di primo rango legato a Salvatore Licata, uno dei capimafia più temuti e rispettati della Conca d'Oro. Gambino denunciò un complotto ai suoi danni da parte di Giovanni Cusimano, capomafia di San Lorenzo detto il Nero per via della sua carnagione, morto poco prima nell'ambito di una guerra di mafia tra fazioni rivali per il controllo dei limoneti. L'uccisione di suo figlio Antonino, caduto in un agguato il 18 giugno 1874, non era responsabilità dell'altro suo figlio Calogero, bensì di Cusimano, ed era l'epilogo di una faccenda risalente a 14 anni prima, quando Giuseppe Biundi, nipote del sottocapo del "Nero", aveva rapito e stuprato la figlia di Gambino per costringerla a sposarlo. Pochi mesi dopo il matrimonio, il genero aveva rubato migliaia di lire dalla casa del suocero, che non aveva denunciato per timore della ritorsione del clan di San Lorenzo. Quando però nel 1863 venne ucciso il fratello di Gambino, questi fece arrivare alla polizia una soffiata che portò all'arresto di Biundi. Tre anni dopo Cusimano sfruttò la rivolta palermitana del '66 per tentare lo sterminio dei Gambino, che però vennero avvertiti e si rifugiarono dai Licata: qui Salvatore sposò la figlia del capomafia. Il "Nero" fu costretto quindi a offrire una tregua, che durò però fino al 17 dicembre 1872 quando i fratelli Gambino furono vittima dell'ennesimo agguato da parte degli uomini del "Nero", da cui riuscirono a salvarsi. A questo agguato aveva partecipato anche il mafioso Giuseppe Riccobono detto Dorazia, genero di Antonino Giammona, capomafia dell'Uditore.


In particolare, Notarbartolo finì immischiato nella guerra di potere a livello nazionale che vedeva contrapposti il gruppo di potere legato a Giovanni Giolitti, presidente del Consiglio in carica, e Francesco Crispi, che gli sarebbe succeduto dopo lo scoppio dello scandalo della Banca Romana. Il marchese firmò la propria condanna a morte quando espresse la sua volontà nel gennaio 1893 di rendere spontanee dichiarazioni alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta in merito alle malversazioni attorno al Banco di Sicilia, legati al gruppo di potere crispino: il 1 febbraio, mentre si trovava su una carrozza di prima classe del treno della linea Termini Imerese - Palermo, l'ex-sindaco di Palermo venne ucciso con 27 coltellate e scaraventato giù dal finestrino, all'altezza di Trabia.


Ispirato a una serie di crimini compiuti da due serial killer nel decennio precedente, questa pellicola degli anni '30 diretta dal leggendario regista tedesco Fritz Lang ha stabilito un modello per tutti i film thriller a venire. Un uomo semina il panico a Düsseldorf, dove ha già ucciso ben otto bambine. La polizia, sotto pressione a causa del malcontento popolare, organizza una serie di retate che finiscono per rovinare gli affari alla malavita. A questo punto saranno proprio i criminali a darsi da fare per acciuffare il mostro e riportare la situazione alla normalità.


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